Il viaggio dei pupi           

Cosa accadrebbe se tre pupi travestiti da essere umani viaggiassero per Palermo a farsi raccontare le tradizioni e le storie dei nostri fantastici patrimoni?            

Cosa accadrebbe se tre pupi travestiti da essere umani non volessero più ritornare a essere legno?

A Palermo, poco tempo fa, non si sa bene quando, tre normalissimi pupi s’impegnavano a recitare nei ruoli di Ferraù, Angelica e Rinaldo.  

“A allora?” Direte, “tre normalissimi pupi di Palermo”. Si, avete ragione fin qui sembra tutto normale. Ma aspettate a giudicare.        

Alla fine dello spettacolo dicevo i tre vennero spostati sopra il tavolo del backstage. Loro però non potevano dispiacersi, non potevano lamentarsi, erano lì fermi, chissà cosa pensavano. Quando il marionettista ritornò a prenderli però, non li trovò. Che fossero scappati, che avessero pensato di finire la loro carriera di attori? Ma no, una bambina era andata a prenderli.         

Il marionettista pensò di averli lasciati in un’altra stanza e non ci fece caso. Nel frattempo, in casa della bambina “non puoi rubare e portare qui delle marionette”. Era sua madre che, come tutti i genitori, farebbero la rimproverò per il furto commesso. “Ma mamma non li ho rubati, li ho presi in prestito. Possiamo tenerli”? ribatté la bambina. “Basta, Ferraù, Angelica e Rinaldo tornano a casa, chiamo il teatro”.       

“Ma mamma che Angelica lei è la principessa unicorno dai capelli magicamente incantati” ribatte ancora la bambina prima di scoppiare in un pianto.         

La madre non la considerò, volle chiamare subito il teatro Carlo Magno per avvertire il marionettista.  

“Heh heh heh non si preoccupi, i bambini sono così” fu la risposta all’improvvisa telefonata. “Ma ma ma come sono bambini e quindi possono rubarvi le marionette?” balbettò la madre sia stupita che arrabbiata.          

“No no no, certo dovete pagarli o restituirli”      

“Okay, allora vedrò cosa fare”. La madre una volta chiusa la telefonata guardò la sua bella figlioletta e decise di pagare i tre pupi.

“Evviva evviva li possiamo tenere”! disse la bambina tenendo stretti stretti i suoi nuovi giocattoli in un forte abbraccio.              

Questo avvenimento sembra non aver causato nulla ma -colpo di scena- sembra che l’abbraccio della bambina gli abbia trasformati in esseri umani.

So che non c’è una spiegazione logica, so che non sembra vero però credetemi e basta.

“Ooo che noia”! era la frase che borbottava Ferraù prima della trasformazione. Ma quella frase la sentirono tutti. Angelica, Rinaldo e la bambina che sbalordita e impaurita chiamò subito la madre.             

“Rinaldo, sei proprio tu?” chiese Angelica. “Angelica, i tuoi capelli neri stanno brillando e hai un corno”!        

“Aaaaaaah! I miei bellissimi capelli neri”!            

“Aspettate c’è una cosa buona però”

“no scricchiolio”! esclamarono in coro.

“Quel clap, clip, clup che fa il legno è sparito” disse Rinaldo guardandosi allo specchio.

“Scappiamo prima che ci trovi la bambina” esclamò Rinaldo. “Infatti, non mi posso far vedere così”! esclamò Angelica.              

“Ma è pericoloso là fuori” borbottò invece Ferraù. Angelica e Rinaldo ignorarono l’idea di Ferraù e uscirono dalla finestra trascinandolo per i baffi.            

Una volta usciti fuori Rinaldo parlò con un passante per chiedere se fosse a conoscenza di un luogo dove poter comprare una mappa della città. Il signore indicò una stradina, li si trovava un negozio per turisti.  

“Dovremmo tornare al teatro” disse preoccupato Rinaldo. “Io non ci voglio tornare, mi trattavano male li” lamentò Ferraù.       

“Ragazzi basta litigare, guardate c’è un posto chiamato Teatro Massimo, sarà questo il nome della nostra meta” ipotizzò Angelica.     

“Non credo, non andiamo alla cieca, io dico che è Palazzo dei Normanni, non si chiama così il proprietario del teatro?” ipotizzò Rinaldo.          

“Io ho solo fame, vago un po' in giro in ricerca di cibo” si oppose Ferraù.             

I tre litigarono per un po’ e decisero di separarsi prendendo strade diverse. Ognuno fece come credeva, incontrando persone diverse.     

“Dunque sono arrivata” disse Angelica ormai davanti al Massimo. “Non è proprio come me lo ricordavo” rifletté la ragazza, così chiese aiuto da un passante.           

“Scusi signorina, buon pomeriggio, mi sa dire se è qui che si tengono gli spettacoli dei pupi?”              

“No, mi dispiace, ma non è qui che si mettono in scena gli spettacoli dei pupi. Lei è una turista?”             

“Si, si, ehm, una specie” rispose Angelica con una bugia. La signora allora si mise a raccontare la storia del teatro Massimo.  “È il più grande edificio lirico d’Italia e uno dei più grandi d’Europa. I suoi lavori iniziarono nel 1875, sospesi nel 1878 e ripresi nel 1890. È un vero monumento dell’autentico stile Greco Romano. Per quanto riguarda il teatro dei pupi i più importanti sono Il Teatro della Famiglia Cuticchio, qui vicino, oppure il Teatro Carlo Magno, un po' più lontano. Ma molto belli entrambi”.  

“Wow, affascinante! Grazie grazie e arrivederci”! esclamò Angelica correndo via.           

Nel frattempo per una stradina “pani pani pani ca’ meusa” “uhm, si sente l’odore fin qui!” Vado a prendere questo panino con la meusa?” pensava Ferraù cercando il venditore. “pani pani pani ca’ meusa” ripeteva quello. Finalmente Ferraù riuscì a raggiungere il paninaro e si affrettò a dire “me ne dia due”. Ferraù divorò quei panini in fretta e in furia e subito appena finiti andò a complimentarsi con lo chef.             

“Uhm, che bontà! Ne mangerei altri cento! Non gli avevo mai assaggiati prima”. “Ma come, è un turista?” “Si, si ecco ehm, una specie” rispose Ferraù con una bugia. “Allora vorrà sentire la storia del panino con la milza, chiamato da noi Palermitani meusa. È un esempio del cibo di strada, ma l’origine di questa quietanza risale al medioevo quando gli Ebrei Palermitani trattenevano come ricompensa religiosa le interiora. In più mettevano pane e formaggio ai quali vennero aggiunti in seguito ingredienti come caciocavallo, il limone e lo strutto.”             

“Wow, affascinante! Grazie grazie ma devo scappare arrivederci e grazie!” esclamò allora Ferraù che voleva ancora vedere tutta Palermo.             

Nel frattempo, al Palazzo dei Normanni, “scusi, mi scusi, scusi” chiedeva Rinaldo ad ogni passante. Finalmente ebbe risposta, era una ragazza Palermitana che disse “sì, ha bisogno di qualcosa?” “Si, ecco, vorrei sapere se questi famosi Normanni avessero costruito il loro Palazzo per mettere in scena, ecco, uno spettacolo dei pupi?”   

“Cosa? Il Palazzo Reale detto anche Palazzo dei Normanni è patrimonio dell’UNESCO, ed è di origine Araba Normanna.           

È stato dei Mora dei sovrani nel Reggio di Sicilia sede imperiale per Federico II e Corrado IV ed è lo storico Parlamento Siciliano. Se cercava invece uno spettacolo di pupi può cercare al Teatro Carlo Magno. Il nome del Palazzo si riferisce al Re Ruggiero II noto anche come Ruggero Normanno.”    

“Ah, grazie del chiarimento. Devo andare!” disse Rinaldo correndo inconsapevolmente da Angelica. “Ho trovato il luogo del Teatro!” dissero i due in coro. “Teatro Carlo Magno” esclamarono nuovamente all’unisono. “[risata] però dobbiamo trovare Ferraù” disse ridendo Angelica.           

Così, dopo una ricerca nella zona i tre pupi si sono riuniti e riappacificati. “E poi?” direte. “E poi sono ritornati al teatro”? Beh…        

“Scusi, è questo il Teatro Carlo Magno?” chiesero i tre pupi arrivati a destinazione. “Si, si prego, entrate. C’è giusto una guida turistica gratuita.” Disse un uomo all’entrata. “L’opera dei pupi che oggi conosciamo si sviluppò a Palermo alla fine del XVIII secolo. Con i pupari che rappresentavano racconti tipici Siciliani. È un’arte riconosciuta patrimonio dell’UNESCO di cui ci sono anche altre forme più remote risalenti anche al 1700. Viene fatta spesso una domanda ‘perché il nome pupi?’ Viene dal Latino ‘pupus’ che significa bambinello. Adesso vi prego di guardare senza fare complimenti questo spettacolo offerto per questa giornata.” [applauso]         

“E poi?” direte, “sono rimasti al teatro?” beh miei cari ragazzi, sembra, almeno si dice così, che i tre pupi, stanchi di essere rinchiusi al teatro, siano ancora in giro per Palermo, travestiti da umani, alla ricerca di cose sempre nuove.